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Sant' Antimo e compagni Martiri
11 maggio
Martirologio Romano: A Roma al ventiduesimo miglio della via Salaria, sant’Antimo, martire.
ANTIMO, prete, MASSIMO, BASSO, FABIO, martiri sulla VIA SALARIA in SABINA, SISINNIO, diacono, DIOCLEZIANO e FIORENZO, martiri ad OSIMO nel PICENO, FALTONIO PINIANO e ANICIA LUCINA, santi, confessori.


Questi martiri, venerati in luoghi diversi, sono collegati fra loro dagli Acta S. Anthimi. Faltonio Piniano, sposo di Anicia Lucina pronipote dell'imperatore Gallieno, era stato inviato dagli imperatori Diocleziano e Massimiano come proconsole nell'Asia. Scosso dalla fine miseranda del suo consigliere Cheremone, persecutore dei cristiani, era caduto egli stesso in gravissima malattia. La moglie, fallite tutte le cure, decise di rivolgersi ai cristiani ancora in prigione e chiedere loro la guarigione del marito. Vi erano tra gli altri il prete Antimo, il diacono Sisinnio e ancora Massimo, Basso, Fabio, Diocleziano (Dioclezio) e Fiorenzo. Antimo assicurò che il malato sarebbe guarito se avesse abbracciato il Cristianesimo, e così avvenne.
Piniano allora liberò quanti più cristiani poté, nascondendoli nelle proprietà che aveva nella Sabina e nel Piceno. Una sua terra presso Osimo fu data a Sisinnio, Diocleziano e Fiorenzo, i quali, tre anni dopo, non avendo voluto sacrificare agli idoli, furono lapidati a furor di popolo. Antimo, nascosto in una villa di Piniano lungo la via Salaria, al XXII miglio, avendo guarito e convertito un sacerdote del dio Silvano e fatto distruggere il simulacro di questa divinità, fu accusato al proconsole Prisco: gettato nel Tevere con una pietra al collo, ne uscì incolume. Fatto decapitare da Prisco, fu sepolto nell'oratorio dove era solito pregare. Massimo, erede dello zelo apostolico di lui, fu decollato poco dopo, il 19 o 20 ottobre, ed egli pure sepolto nel suo oratorio, al XXX miglio della Salaria. Basso, che vi intratteneva i fedeli per incoraggiarli alle nuove prove, fu arrestato, ma, rifiutandosi di sacrificare a Bacco e Cerere, fu massacrato dal popolo nel mercato di Forum Novum. Fabio, invece, fu consegnato al consolare, che, dopo averlo torturato, lo fece decapitare lungo la stessa via. Piniano e Anicia Lucina morirono di morte naturale a Roma.
I critici sono discordi intorno al tempo in cui furono composti questi Atti (certo non prima della fine del V sec. e non dopo il IX) e se risultino dalla fusione di più documenti agiografici preesistenti oppure siano opera di una sola mano. Sono invece tutti d'accordo con il Delehaye nel giudicarli fittizi e favolosi. Raggruppano, infatti, sub Diocletiano diversi personaggi, che invece ebbero vicende e culto del tutto indipendenti. Il prete s. Antimo compare nel Martirologio Geronimiano l'11 maggio con l'indicazione: “Romae... via Salaria miliario XXII natale sancti Antimi”, sviluppata nel Martirologio Romano con particolari desunti dagli Acta S. Anthimi. Il suo culto era particolarmente vivo a Cu res Sabinorum e anche altrove; diverse
chiese s'intitolarono al suo nome. Egli compare in altre leggende come vescovo di Terni, di Spoleto e di Foligno. Nel sinodo romano del 501 il vescovo di Cures si sottoscrive episcopus ecclesiae S. Anthimi. S. Gregorio Magno nel 593 affidò Cures a Grazioso vescovo nomentano. A Montalcino in Toscana sorgeva il celebre monastero di S. Antimo, dove sarebbero state trasportate le spoglie del martire.
Mentre lo Schuster non dubita che Antimo sia un santo locale, il Delehaye invece lo identifica col vescovo omonimo di Nicomedia, commemorato nel Geronimiano il 27 aprile. Alla data dell'11 maggio lo stesso testo ricorderebbe l'ingressus reliquiarum o il natalis basilicae del martire orientale nella cittadina di Cures. Il Lanzoni, pur ammettendo la possibilità della cosa, non la trova sufficientemente provata e lo stesso Delehaye onestamente riconosce che la sua è solo una congettura, non suffragata da validi argomenti . Invece, il Lanzoni troverebbe più fondata tale supposizione a proposito di Massimo, Fabio e Basso, martiri di Forum Novum o Vescovio di Torri, pure ricordati nel Martirologio Romano l'11 maggio. Si ignora completamente il luogo della loro sepoltura. Secondo gli Acta S. Anthimi il dies natalis di s. Massimo cadeva il 19 o 20 ottobre. Ora proprio il 19 o 20 ottobre un s. Massimo martire era venerato nell'antica Forconio, la cui sede vescovile nel 1256 fu trasferita a L'Aquila, il 27 ottobre a Penne nell'Abruzzo, l'11 a Teramo e il 30 a Cuma nella Campania e a Comsa nel Sannio. Non è impossibile che a Forum Novum si venerassero soltanto delle reliquie di s. Massimo. Due famosi martiri africani si chiamavano appunto Basso e Fabio, come i compagni di s. Massimo. Ora si sa che molte chiese d'Italia, specialmente quelle del centro-meridione, amavano arricchirsi delle reliquie dei martiri africani. L'11 maggio il Martirologio Romano commemora anche i martiri osimani Sisinnio, Diocleziano e Fiorenzo, due
dei quali, Diocleziano e Fiorenzo, compaiono nel Martirologio Geronimiano il 16 maggio. Non si sa se il
nome di Sisinio manchi per errore dei copisti o sia presente negli Acta S. Anthimi per influsso di quelli di s. Marcello papa. Comunque le reliquie di tutti e tre, conservate nell'antico monastero di S. Fiorenzo, nel 1437 furono trasportate nella cattedrale di Osimo. Di Faltonio Piniano non sappiamo niente di più di quel che dicono gli Acta S. Anthimi. Lucina, sua sposa, è la ricca matrona, il cui nome ricorre in molti Atti di martiri, da quelli dei ss. Processo e Martiniano a quelli di s. Marcello papa, ed è ricordata nel Martirologio Romano il 30 giugno.

particolare palliotto in legno da altare  che effigia il santo patrono

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